Idrogeno Verde in Brasile: Dalla Promessa alla Realtà Economica e Industriale
- Fernando Caneppele
- 24 lug
- Tempo di lettura: 6 min
Di Prof. Fernando Caneppele (Università di São Paulo) - Luglio 2025

Ci troviamo in un momento decisivo per l’agenda energetica e industriale del Brasile. In uno scenario globale segnato da una ricerca frenetica di sicurezza energetica e catene di approvvigionamento resilienti, la transizione verso fonti pulite ha smesso di essere una mera questione ambientale per diventare un pilastro della geopolitica moderna.
Con la COP30 a Belém che si avvicina rapidamente, gli occhi del mondo si rivolgono al Brasile, non solo come custode di biomi essenziali, ma come potenziale protagonista della nuova economia decarbonizzata. Questa congiuntura esercita una doppia pressione: la “pressione esterna”, dovuta alla domanda internazionale di decarbonizzazione, e la “pressione interna”, legata alla necessità di reindustrializzazione, innovazione e sicurezza energetica.
In questo contesto, nessun tema rappresenta meglio il nostro potenziale e le nostre sfide dell’idrogeno verde (H2V). Per anni abbiamo discusso i vantaggi comparativi del Brasile: la nostra matrice elettrica a basso contenuto di carbonio, l’abbondanza di sole e vento, e la vasta estensione territoriale. La promessa di trasformare questi doni naturali in una leadership globale nella produzione di H2V ha alimentato protocolli d’intesa e innumerevoli convegni.
Oggi, la questione non è più se il Brasile possa essere un leader, ma come faremo la transizione dalla promessa alla realtà industriale ed economica. L’H2V deve essere considerato non come una semplice commodity, ma come una “molecola-piattaforma”, la base su cui costruire un nuovo e sofisticato ecosistema industriale. Il tempo degli studi di potenziale lascia il posto all’urgenza dell’esecuzione. Il successo dipenderà da un approccio pragmatico focalizzato sulle sfide di scala, costi, sviluppo di mercato, infrastrutture e, soprattutto, sulla creazione di una catena del valore competitiva.
La sfida della scala e della competitività dei costi
La fattibilità dell’H2V è, innanzitutto, una questione di scala e di costi. La metrica chiave è il Costo Livellato dell’Idrogeno (LCOH), che comprende non solo il costo dell’elettricità rinnovabile, ma anche l’investimento in elettrolizzatori (CAPEX), i costi operativi e di manutenzione (OPEX) e, soprattutto, il fattore di capacità dell’impianto.
È qui che il Brasile brilla con un doppio vantaggio competitivo: non solo il prezzo della nostra energia rinnovabile è basso, ma il fattore di capacità dei nostri parchi eolici, specialmente nel Nord-Est, è tra i più alti al mondo, permettendo agli elettrolizzatori costosi di operare più ore all’anno, diluendo così il costo fisso su più chilogrammi di idrogeno prodotto.
Tuttavia, il CAPEX degli elettrolizzatori rimane il principale ostacolo. La scelta tecnologica – che sia la più matura Alcalina (ALK), la più flessibile a Membrana a Scambio Protonico (PEM) o l’emergente a Ossido Solido (SOEC) – implica costi, efficienze e dipendenza da minerali critici come platino e iridio differenti. L’attuale catena globale di fornitura di questi sistemi è concentrata in Cina e Europa, esponendo il programma brasiliano a rischi di volatilità dei prezzi e colli di bottiglia logistici.
L’approvazione del Quadro Normativo per l’Idrogeno (Legge n. 14.948/2024) è stato un passo fondamentale, fornendo certezza giuridica per sbloccare decine di miliardi di reais in investimenti pianificati. Ora, il ruolo del BNDES deve andare oltre il finanziamento diretto, agendo da catalizzatore con meccanismi di finanza mista (blended finance) e garanzie per attrarre capitale privato nazionale e internazionale ancora esitante di fronte ai rischi iniziali. Il 2025 si prospetta come l’anno in cui i primi grandi progetti nei complessi portuali come Pecém (CE) e Açu (RJ) passeranno finalmente alla decisione finale di investimento.
Costruire mercati: l’ancora interna e la vetrina globale
Una strategia di mercato di successo per l’H2V deve essere duplice, bilanciando le ambizioni di esportazione con la creazione di una domanda interna solida e resiliente.
Il mercato delle esportazioni è la vetrina che attira i grandi investimenti.
L’Unione Europea, con le sue nuove e rigorose normative, non acquista semplicemente idrogeno; acquista Carburanti Rinnovabili di Origine Non Biologica (RFNBO) che devono soddisfare criteri severi di addizionalità, nonché correlazione temporale e geografica. Ciò significa che la nostra produzione dovrà essere accompagnata da un sistema di certificazione robusto per dimostrare le sue credenziali “verdi”, una sfida burocratica e tecnica di per sé. La conversione dell’H2V in derivati più facili da trasportare, come l’ammoniaca verde e il metanolo verde, è il percorso più pragmatico verso questo mercato, sebbene aggiunga costi e perdite di efficienza. In questo scenario, affrontiamo una forte concorrenza da paesi con grande potenziale, come Cile, Australia e nazioni del Medio Oriente, rendendo la velocità e la competitività elementi cruciali.
Tuttavia, è il mercato domestico che fungerà da vera ancora per la nostra industria dell’H2V. Ancorare la produzione a una domanda locale prevedibile è una questione di intelligenza strategica, riducendo l’esposizione alle fluttuazioni valutarie e geopolitiche. Il vero premio è utilizzare l’H2V per decarbonizzare la nostra stessa industria.
Per l’agroindustria, che importa miliardi di dollari in fertilizzanti azotati, la produzione locale di ammoniaca verde è una politica di sicurezza alimentare, che riduce l’esposizione alla volatilità del prezzo del gas naturale. Per l’acciaio, l’uso dell’H2V nel processo di Riduzione Diretta del Ferro (DRI) può generare “acciaio verde”, un prodotto di altissimo valore aggiunto con domanda crescente sul mercato globale. Il Programma recentemente istituito per lo Sviluppo dell’Idrogeno a Basse Emissioni di Carbonio (PHBC), con i suoi incentivi fiscali, è lo strumento giusto per stimolare questa transizione, rendendo possibili anche future applicazioni in carburanti sintetici per aviazione e trasporto marittimo.
La logistica di una nuova energia
La molecola di idrogeno è piccola ed energetica, ma notoriamente difficile da immagazzinare e trasportare. L’infrastruttura logistica è forse il tallone d’Achille dell’economia dell’idrogeno su scala continentale. Spostare l’H2V dai poli di produzione nel Nord-Est ai centri industriali del Sud-Est o ai porti di esportazione richiede una ristrutturazione logistica monumentale.
L’adattamento della rete di gasdotti esistente affronta sfide tecniche significative, come l’imbarbidimento da idrogeno, che rende l’acciaio delle tubazioni fragile, e la necessità di nuove stazioni di compressione. La costruzione di una nuova rete di “idrogenodotti” è la soluzione ideale a lungo termine, ma rappresenta un investimento colossale con tempi di maturazione decennali.
Ciò rafforza l’argomento a favore di uno sviluppo iniziale basato su “hub” o “cluster”. Porti come Pecém e Açu si stanno posizionando non solo come punti di imbarco, ma come ecosistemi integrati dove la generazione di energia rinnovabile offshore, la produzione di H2V, la sintesi di derivati come ammoniaca e il consumo da parte di industrie adiacenti (siderurgiche, cementiere, chimiche) avvengono in un raggio geografico limitato.
Questo modello di co-localizzazione minimizza la necessità di trasporti a lunga distanza e crea economie di scala e di scopo, ottimizzando l’intera catena del valore in un unico luogo. Saranno inoltre necessarie soluzioni di stoccaggio geologico, come le cavità saline, per garantire la stabilità della fornitura.
Catena del valore: dalla commodity alla sovranità tecnologica
Il più grande rischio per il Brasile è accontentarsi del ruolo neocoloniale di mero esportatore di una molecola verde, una commodity a basso valore aggiunto. La dura lezione imparata dall’industria dei pannelli solari, nella quale siamo diventati massicci utilizzatori di tecnologia importata, non può e non deve ripetersi. La vera opportunità strategica, il cuore di una politica industriale per il XXI secolo, risiede nell’irrobustimento della catena produttiva dell’H2V.
Ciò significa stimolare attivamente, con politiche chiare e continue, la produzione locale dei suoi componenti più nobili: elettrolizzatori, celle a combustibile, serbatoi di stoccaggio e sistemi di controllo. Il governo deve utilizzare il proprio potere d’acquisto e programmi di incentivo, come il PHBC, per imporre obiettivi di contenuto locale e trasferimento tecnologico, attirando produttori globali a produrre qui e contemporaneamente abilitando le imprese brasiliane a competere. Padroneggiare la tecnologia non solo riduce il costo finale del nostro idrogeno e ci isola dagli shock esterni, ma genera posti di lavoro altamente qualificati e ci posiziona come esportatori di apparecchiature e servizi di ingegneria.
Parallelamente, è imprescindibile una mobilitazione nazionale per la formazione di capitale umano. Abbiamo bisogno di una nuova generazione di ingegneri, chimici, tecnici e specialisti in sicurezza “pronti per l’idrogeno”, uno sforzo che richiede una collaborazione senza precedenti tra industria, governo e istituzioni accademiche e di ricerca.
Conclusione
Il Brasile, a metà del 2025, si trova sull’orlo di una nuova era energetica e industriale. Le fondamenta cruciali sono state gettate: abbiamo un quadro normativo, progetti su larga scala in fase di finanziamento e una strategia di mercato definita. Il momento ora è per un’esecuzione implacabile, coordinamento e visione a lungo termine.
Trasformare il potenziale dell’idrogeno verde in una realtà industriale ed economica è l’imperativo del nostro tempo, un’opportunità unica per reindustrializzare il paese su basi sostenibili e garantire un ruolo duraturo nella nuova geopolitica dell’energia. Il percorso è complesso, pieno di sfide tecniche e di capitale. Tuttavia, l’inerzia sarebbe un errore storico di proporzioni immani. Costruire questo futuro richiede un consenso nazionale e una determinazione incrollabile per finalmente convertire il nostro potenziale in prosperità e influenza.
Idrogeno Verde in Brasile: Dalla Promessa alla Realtà Economica e Industriale
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